Foto: davide ragusa | Unsplash
29 aprile 2018
Lo scrittore accusa la sinistra di appoggiare un processo che é stato un “colpo di Stato” dell’indipendentismo solo per andare contro il Governo del PP.
Javier Cercas (Ibahernando, Caceres, 1962) vive la situazione politica catalana a fior di pelle. É cosciente di essersi trasformato in un obiettivo dell’indipendentismo che non tollera che, nonostante la sua difesa acerrima del “catalanismo”, della lingua e della cultura catalana, rimproveri con vigore il processo indipendentista. Ciononostante, resta a galla, continua a creare, a scrivere, a dare conferenze qui e lì. In un’intervista concessa a Crónica Global, mostra la sua rabbia quando si parla del comportamento della sinistra. “É imperdonabile che la sinistra sia stata complice dell’indipendentismo”. La critica va diretta contro la sinistra catalana, ma anche contro quella del resto della Spagna, che “ha confuso tutto, il Governo con lo Stato”.
Durante il processo indipendentista si sono verificati dei fatti, al margine delle opinioni. Che cosa è stato realmente determinante negli ultimi mesi in Catalogna?
Credo che quello che successe il 6 e il 7 di Settembre del 2017 nel Parlament . (NdT: il Parlamento regionale della Catalogna) è stato decisivo. L’indipendentismo dice: “e l’1 di Ottobre?”. Io credo che quello sia una conseguenza del 6 e il 7 di Settembre. Non ha senso scordare quell’antecedente. Senza di quello, non ci sarebbe stato l’1 di Ottobre. Ciò che è successo in quei giorni di Settembre è un tentativo di colpo di Stato civile postmoderno. Un colpo di Stato non ha bisogno necessariamente di violenza. Prendiamo in considerazione i precetti di Kelsen. Un colpo di Stato si produce quando si cambia l’ordinamento giuridico senza rispettare le vie legali di quello stesso ordinamento. E questo è esattamente ciò che è successo con la legge di transitorietà giuridica che, secondo gli stessi servizi giuridici del Parlament, derogò la Costituzione, lo Statuto e le leggi internazionali. Quell’idea di autodeterminazione, di fatto, nella ONU si applica e si difende esclusivamente nei casi di territori colonizzati o dopo delitti flagranti contro i diritti umani.
¿Esiste un popolo catalano?
Il popolo catalano già viene riconosciuto, dentro la casa che appartiene a tutti, ossia la Spagna. Non possiamo decidere per tutti, è antidemocratico, ingiusto e immorale. La legge del referendum es giusto questo: antidemocratica, ingiusta e immorale. Io credo nell’Europa federale, come utopia ragionevole che abbiamo inventato gli europei. In questa Europa federale potrebbe esserci una legge che stabilisse in che condizioni può scindersi una parte del territorio.
Quindi, suggerisce prendere come riferimento la sentenza della Corte Suprema del Canada?
Esattamente. Se durante due o tre legislature consecutive esiste, diciamo, un 70% a favore delle opzioni secessioniste, allora si comincia una trattativa.
Una trattativa, no un riconoscimento della separazione.
Si, una trattativa. Cominci a negoziare, a cercare una soluzione e lo decidiamo tutti insieme. Perché una delle cose peggiori che è successa è che hanno mentito in nome della verità, hanno violentato la democrazia in nome della democrazia. Adesso, dal 6 e 7 di Settembre, il tema non è la indipendenza, ma il rispetto delle regole del gioco. Abbiamo ascoltato indipendentisti come Carme Forcadell (NdT: ex presidentessa del Parlament) dire cose del tipo: “Non obbediremo”. Ciò è inammissibile. È una questione di democrazia. E questo si è una conseguenza del franchismo. Il franchismo provocò che la legge perdesse prestigio, e senza legge non esiste la democrazia.
Crede che sociologicamente il franchismo segue vivo?
Io direi di più dal punto di vista psicologico. Franchismo è annullare la legge, ossia quello che fece Franco. Questo è ciò che mi preoccupa più di tutto. Se non rispetti le regole, non rispetti né l’avversario né te stesso.
La Spagna ha riconosciuto in maniera adeguata la sua pluralità?
Si può fare di meglio. Ma la Spagna è uno dei paesi più decentralizzati del mondo. Parlare dell’oppressione del catalano è falso. Detto questo, lo Stato spagnolo può e deve migliorare il riconoscimento della sua pluralità linguistica e culturale. Il catalano non è un problema, assolutamente. Ricordiamo El Quijote, quando Don Chisciotte e Sancio Panza incontrano in Barcellona un bandito, Roque Guinart. Rimangono lì tre giorni, parlando catalano, castigliano e guascone e capendosi perfettamente. Quelli che non siamo indipendentisti dobbiamo difendere il catalano. E la Spagna ha la possibilità di riconoscere, come dice Francisco Rico, questioni simboliche che mostrano ed espongano questa pluralità. Come catalani, inoltre, dobbiamo riconoscere il castigliano come una lingua, grazie a Dio, della Catalogna.
Crede possibile che il processo separatista provochi un distanziamento dalla “catalanità”, che viene identificata con posizioni politiche indipendentiste?
Sono completamente contrario a che questo succeda, perché significherebbe che mi tolgono qualcosa di mio, la “catalanità”. Io voglio promuoverla al massimo. Quelli che non siamo indipendentisti dobbiamo rivendicare il catalano. Anche lo Stato deve difenderlo. Cedere il catalano agli indipendentisti è una catastrofe, è accettare la sconfitta. In questo senso la Spagna, lo Stato spagnolo, deve fare di più.
L’indipendentismo rimprovera gli intellettuali di sinistra del resto della Spagna perché non si implicano nel processo catalano, al considerarlo un processo democratico. Perché crede che succede e perché non esiste un rifiuto contundente e si produce una specie di silenzio e indifferenza?
C’è silenzio, perché si è stabilito che se non sei indipendentista sei fascista. Per me, il fallimento della sinistra è monumentale. La sinistra e il nazionalismo non possono andare d’accordo. È un ossimoro. Il nazionalismo è reazionario per definizione. Non posso capire come la sinistra catalana sia stata complice di questo, né quelli che si dicono di sinistra nel resto della Spagna. Di nuovo, siamo di fronte a un’eredità del franchismo, perché prima si dava per scontanto che tutto ciò che era antifranchista era di sinistra. Esiste una grande confusione. Si confonde lo Stato con il Governo. È una sinistra irresponsabile che utilizzato un golpe contro la democrazia per attaccare il Governo.
È un errore della sinistra, spagnola e catalana?
Il fatto che i sindacati si uniscano a una manifestazione dove si dice che esistono prigionieri politici dimostra una mancanza assoluta di conoscenza della storia. Vediamo che Izquierda Unida e Podemos, per esempio, sono come un uovo e una castagna. É logico che Carmena (NdT: la sindaca di Madrid) non si capisca con Podemos, o Coscubiela (NdT: ex deputato della coalizione di Izquierda Unida y Podemos in Catalogna) con Colau (NdT: la sindaca di Barcellona). È una sinistra machiavellica. Il Governo del 1936 commise molti errori, ma io sto con quel Governo. Se mi fanno scegliere tra il Governo del PP, democratico e legittimo, e quelli che hanno provato a fare un colpo di Stato, io sto con il Governo. È il Governo del mio paese. Ha commesso errori, tutti quelli che vogliamo enumerare. Ma non si possono mettere sullo stesso piano il Governo e quelli che hanno commesso questo golpe. Il fallimento della sinistra lo vediamo adesso nella crescita di Ciudadanos. Non mi piace Ciudadanos, ma sono cresciuti per l’abbandono della sinistra.
Che le sembra che Manuel Valls possa fare politica da Barcellona?
Rispetto a questo tema, mi sento veramente come Fabricio del Dongo nella novella La Certosa di Parma. Assiste alla battaglia di Waterloo, ma non vede nulla, non sa se Napoleone è passato di lì, anche se magari ce l’ha davanti. Voglio dire che bisogna aspettare che cambi l’aria, che se ne vada la polvere. Ma credo che Manuel Valls rappresenta un fatto e che la sinistra non è nazionalista. Può candidarsi con Ciudadanos, questo è sintomatico. Si può essere catalanisti, io sono catalanista, ma questo non significa che si possano appoggiare le barbarità che sono state commesse. Io sono un antimachiavellico professionale. Sono i mezzi quelli che giustificano il fine. Una buona causa ben difesa è una buona causa. Mentre che la forma usata dall’indipendentismo è stata pessima. Non hanno avuto nessuna giustificazione.