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Originale: «Torra y el valor de las palabras». José Andrés Rojo. El País.
22 Maggio 2018
Dietro il discorso di Torra si può immaginare una repubblica supremazista in cui la xenofobia è il motore che ne muove gli ingranaggi
Tutto sta andando molto veloce. Non avevamo ancora recepito che il nuovo president della Catalogna esibisse una impressionante collezione di idee xenofobe che lui già intraprendeva una maratona di gesti il cui unico senso sembrava essere quello di avvolgere nella nebbia il suo oscuro passato. Il primo è stato la servile conferenza stampa a Bruxelles con Carles Puigdemont. Ha poi proposto un insediamento come in segreto, intimo, per sminuire l’istituzione che presiederà: sono qui solo di passaggio, veniva a dire con i suoi sfarzi appassiti.
Il terzo atto è stato la formazione del Govern, una provocazione studiata che può servirgli per rafforzare la sua leadership con una forte dose di vittimismo. Niente di nuovo sotto il sole: il procés va avanti. Nulla sembra essere cambiato.
Nulla? È vero che nulla è cambiato? Tutto sta andando molto veloce e il trambusto di oggi maschera le cose, ma è necessario fermarsi e riavvolgere. E ovviamente con Torra le cose sono cambiate. Fino ad ora, con ciò che ha significato in quanto a rottura delle regole del gioco e a violenza istituzionale, quello che c’era sul campo di battaglia era un settore di catalani indipendentisti che lottava contro uno Stato in cui non si sentiva a proprio agio.
Quello che c’è adesso, ed è per questo che è importante dare alle parole il loro vero valore, è che l’uomo a cui è stato consegnato il governo della Generalitat intende che quello che sta dirimendo è la lotta tra un popolo superiore, i catalani, contro i barbari che vivono nel resto della Spagna e che, addirittura, hanno all’interno dei loro confini – come una pustola. E si è cercato di togliere valore a queste parole di Quim Torra, come se fossero marachelle da cortile della scuola. Non lo sono.
La repubblica che è possibile immaginare dietro il suo discorso è una repubblica supremazista, che sostiene in modo quasi infantile che ci sono razze superiori ad altre, e in cui la xenofobia è il motore che ne muove gli ingranaggi. Le cose sono sì cambiate: ora il riflettore non può più essere sul Governo spagnolo, nemmeno sui catalani costituzionalisti, ma proprio sugli altri indipendentisti. È questa la repubblica che vogliono i liberali che rimangono nel PDeCAT e i vecchi di sinistra di Esquerra? È quella andranno a difendere per le strade gli anti-capitalisti della CUP? Le parole di Torra non sono parole scritte sulla sabbia che il mare cancellerà: sono state concepite per rimanere nelle viscere di un progetto. Tocca cancellarle a chi lo difende.