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Originale: «Euroorden: Apunte técnico, mirada política.» Ana Mar Fernández Pasarín.
17 apr. 2018
Il mandato di arresto europeo, conosciuto anche come euro-ordine, è uno strumento dello Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia. Quest’ultimo costituisce un ambito relativamente giovane della regolazione europea.
Da i primi passi negli anni 70, con i primi incontri informali dei ministri degli Interni degli stati membri, riuniti con il nome di Gruppo di Trevi. Da allora, la cooperazione europea sulle questioni della Giustizia e della politica interna ha registrato uno sviluppo straordinario, che si spiega per congiunture critiche come l’entrata in vigore dei trattati di Maastricht (1992) e di Amsterdam (1999) o per l’adozione dei programmi Tampere (1999 – 2004), La Haya (2005 – 2009) e Stoccolma (2010 – 2014). Attualmente, come si riflette nella formulazione del Trattato di Lisbona, le questioni relative alla libertà, la sicurezza e la giustizia occupano un posto centrale tra le preoccupazione europee.
L’eliminazione delle frontiere interne provocata dalla completa applicazione del Mercato Unico, così come le questioni di sicurezza legate alla crescente natura transnazionale della delinquenza e del crimine organizzato o alla lotta contro il terrorismo internazionale, sono le principali forze motrici di questo cambiamento. Si tratta di un salto di qualità nell’agenda europea che si esprime in tre elementi: sviluppo legislativo, dispiegamento istituzionale e apertura del raggio d’azione, tutti essi straordinari durante gli ultimi 20 anni. Come esempio, al 31 dicembre del 2016, l’85% delle direttive (70 su 82) e il 97,5% dei regolamenti (117 su 120) in vigore in materia di Giustizia e di Politica Interna sono posteriori all’anno 1998. Inoltre, nove delle undici agenzie europee create per implementare lo Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia a livello europeo furono create tra il 2002 e il 2011. D’altra parte, attualmente questo spazio comprende dalla garanzia dei diritto fondamentali (lotta contro la discriminazione e protezione dei dati personali) fino alla lotta contro la cibercriminalità e la radicalizzazione violenta, passando per le politiche d’immigrazione, asilo o la cooperazione giudiziaria in materia civile e penale. Questi dati dimostrano l’ambizione politica degli stati membri e delle istituzioni europee in questo campo; un’ambizione che, di fatto, si riflette nello stesso concetto di Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia.
La creazione della euro-ordine nell’anno 2002, sotto la presidenza spagnola del Consiglio della UE (Decisione Quadro del Consiglio della UE del 13 giugno del 2002) e nel contesto degli attentati dell’11 Settembre, che agirono come acceleratore, deve interpretarsi alla luce di questa evoluzione. Come altri strumenti, come Eurojust, Europol o Frontex, la loro origine è direttamente legata alla volontà di formare un ordine pubblico europeo.
Il raggiungimento di questo obiettivo comporta diversi aspetti:
Dal punto di vista funzionale, suppone l’eliminazione delle frontiere interne dell’Unione e la gestione integrata delle sue frontiere esterne (Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen del 1985), o il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia civile e penale tra gli stati membri, fino al punto di includerla nelle logiche di funzionamento propriamente europee, come si riflette nella stessa nozione di euro-ordine.
Dal punto di vista giuridico, suppone la progressiva convergenza e armonizzazione dell’ordine pubblico e l’amministrazione della Giustizia sotto un ombrello europeo, implicando l’accettazione del principio del riconoscimento mutuo.
Finalmente, come dice la Commissione Europea nel suo Libro Verde del 2011 sullo spazio giudiziario europeo, in termini politici l’articolazione di uno Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia richiede anche dei principi di governo basati sulla fiducia reciproca. Sovranazionali, intergovernativi o a metà strada tra le due logiche decisionali, le regole del gioco europeo si basano essenzialmente su questo accordo di base. La premessa che regola l’articolazione dello Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia è fondamentalmente la rinuncia a una parte della sovranità come il controllo del territorio a cambio della costruzione di un bene comune superiore. La euro-ordine di arresto è un vettore di integrazione. Metterla in discussione può facilmente portare a dubitare non solo dell’insieme delle norme, ma anche degli stessi principi e valori che sostengono il funzionamento della casa comune europea.