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Catalunya contro Catalogna: il giorno della marmotta

Photo by Adrien Olichon on Unsplash

Originale: «Catalunya versus Cataluña: el día de la marmota». Marco Hulsewe. Expansión.

5 ottobre 2018

L’autore affronta la degenerazione della politica e della convivenza in Catalogna un anno dopo il colpo di Stato separatista dell’ottobre 2017

Tra il 6 settembre e il 27 ottobre 2017 abbiamo vissuto il primo tentativo di auto-colpo al rallentatore all’interno dell’Unione Europea, come già aveva spiegato all’epoca il giornalista e scrittore olandese Steven Adolf a Volkskrant. Anche se già avevo anticipato in un altro articolo di EXPANSIÓN in quelle date che sicuramente non sarebbe potuto consumarsi completamente il preteso colpo, il danno alla società civile catalana e alla sua economia sarebbe durato a lungo. Temevo la frattura della società e l’instaurazione di una percezione di rischio per l’investimento. Bene, da allora è già passato un anno. Tutti più vecchi di un anno, con qualche capello grigio e chilo in più. Come di solito accade a Natale e negli anniversari in generale, di solito diamo un’occhiata indietro pensando a come è andato l’anno.

Guardando indietro, molte cose sono successe a Barcellona. Dopo il tentativo di colpo di stato è arrivato il controllo dell’autonomia catalana, nuove elezioni autonome, oltre 4.550 aziende che hanno spostato la propria sede in altre comunità, 30.000 milioni di depositi bancari trasferiti ad altre latitudini … Cose buone o non cosi buone, dipende da quale prisma si guarda.

Per le comunità vicine, come Aragona e Valencia, è stato un anno molto buono. Come ho detto in un recente intervento ad Alicante dinanzi alla Associazione dell’Azienda di Famiglia, nessuno aveva mai fatto così tanto per la captazione di aziende a Valencia come il precedente presidente della Generalitat a Barcellona. Come per darli almeno un busto o il suo nome ad alcuna piazza a Valencia o ad Aragona. Anche a Barcellona è stata una buona annata. Il sindaco Ada Colau, che aveva promesso di contenere il turismo, è stata in grado di presentare un calo del numero di occupanti alberghieri e del -14% delle entrate rispetto all’estate del 2017. Sicuramente sostenuto dalla crescita della criminalità del 20% che ha situato Barcellona come il nº 1 nella classifica in Spagna davanti a Madrid, che ha il doppio degli abitanti.A livello di Catalogna ci sono stati anche dei progressi. Una specie di “euskolabel” allo stile catalano è stato introdotto: i “lazis” (portatori di nastri). Un identificatore di buoni patrioti promosso dalla Generalitat in collaborazione con la maggior parte dei comuni e delle associazioni catalane come Òmnium Cultural e l’ANC, che consente di identificarli per le strade. Gente per bene che possono essere assunte senza rischi nel settore pubblico e semi-pubblico. I senzanastri sono cittadini tra i quali potrebbero esserci già più dubbi sul loro livello di patriottismo e impegno verso la repubblica catalana. Inoltre, più di uno può avere un diffetto nel DNA, secondo l’attuale presidente della Generalitat.

Molestie

Sono state create delle organizzazioni di quartiere, i CDR, come tributo ai Comitati per la Difesa della Rivoluzione Cubana, che aiutano così tanto al presidente a evitare manifestazioni pubbliche dei senzanastri in luoghi cosi emblematici come la piazza de Sant Jaume e dintorni. Questa settimana, per inciso, i CDR hanno insultato e minacciato i rappresentanti eletti dalla maggioranza dei cittadini in Catalogna alle porte del Parlamento catalano davanti allo sguardo attonito delle scarse forze dell’ordine regionale. Normalità, diciamo.

A un livello più micro, abbiamo potuto approfondire nella conoscenza del prossimo, e come regola sappiamo già tutti di quale piede zoppica il vicino di casa, l’insegnante del bambino, o il collega. Ci ha permesso di raggruppare amicizie e relazioni sempre più tribali in stile belga, dove i fiamminghi e i valloni vivono una sorta di separazione di coppia che condivide lo stesso tetto. Con quelli dell’altra tribù ci rimane sempre parlare di calcio e del tempo, ma mai dell’elefante nella stanza. Tutto buone materie prime per il futuro libro di Fernando Aramburu sulla patria catalana.

Sebbene tutto questo sono notizie rilevanti per la Catalogna e i suoi cittadini, il resto dell’umanità continua sempre di più per la sua strada e sembra aver perso interesse.

Per lavoro mi tocca, sempre di più, viaggiare in posti come Amsterdam, Amburgo, Lisbona e Madrid. Curiosamente, in questi luoghi cosi esotici parliamo soltanto di affari, investimenti, concorrenza, ecc. Non parliamo di nazioni, né di indipendenza, né niente del genere, ma di come possiamo fare affari insieme, collaborare di più acquistando aziende in Francia, vendendo aziende in Portogallo, ecc.: l’integrazione europea di aziende e persone. Amsterdam ringrazia Barcellona per il dono dell’Agenzia Europea dei Medicinali: 300 milioni di investimenti, 2.400 posti di lavoro (in)diretti. L’inaugurazione avverrà il 1 gennaio 2019.

Per questo motivo, tornando in Catalogna dopo questi viaggi, è difficile che non ti arrivi all’immagine del film Il giorno della marmotta con Bill Murray. Il resto del mondo avanza e avanzerà, ma nella repubblica catalana, con il suo anello di identità, la scena della marmotta continua a ripetersi.

Speriamo che a un certo punto la maggioranza della società catalana si svegli da questo sogno o incubo, a seconda di come la si guarda, per rendersi conto che solo contando sugli altri si può andare avanti. Da soli non si è nessuno in questo mondo sempre più globalizzato e interconnesso. I cantastorie e i populisti non ci daranno da mangiare. Si prendono cura solo di loro stessi, come i maialini della Ribellione nella Fattoria di George Orwell, scritto dopo il suo passaggio a Barcellona.

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