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Originale: “La guerra hispano-española”. Joaquim Coll. El País.
19 giugno 2018
No c’è un conflitto con la Catalogna né bisogna dialogare con la Catalogna. Il conflitto è tra catalani
In Francia, l’arrivo al potere dei socialisti e comunisti durante la prima presidenza di François Mitterrand nel 1981 accese lo scontro ideologico tra sinistra e destra. Tra gli storici si diffuse l’abitudine di analizzare la storia francese come una successione di gravi crisi politiche che dividevano la società e gettavano l’intero paese in un conflitto civile più o meno esplicito.
La scissione risaliva, chiaramente, al 1789, e si ripeteva nell’epoca contemporanea. Gli storici della rivista Vingtième Siècle utilizzarono la definizione “guerre franco-francesi”, che rispecchiava l’opinione diffusa tra i francesi di essere profondamente divisi. Dunque, contrariamente a quanto si crede, la storia della Spagna non è unica né eccezionalmente controversa, ma anzi abbastanza comune in Europa. Forse la differenza sta nel fatto che oggi nella società spagnola non ci sono tante differenze ideologiche inconciliabili come allora.
L’aumento delle diseguaglianze con la crisi non ha rotto il consenso socialdemocratico sul ruolo protettore dello Stato sostenuto in generale da quasi tutti i partiti. Che quando si governa si faccia l’opposto di ciò che si è promesso è un’altra cosa. O che l’ascensore sociale sia guasto per colpa dell’arresto strutturale e dell’inefficienza dei servizi pubblici di collocamento, dell’assenza di una politica pubblica sulla casa, della segregazione scolastica, dell’abbandono scolastico o dell’intollerabile povertà infantile, ad esempio. Ma nessuno dice di approvare queste ingiustizie e tutte le forze politiche promettono di lavorare a favore della coesione sociale.
Neppure il discorso antimmigrazione è stato rilevante in Spagna, a differenza di ciò che succede in molti paesi europei, dove la questione è oggi al centro dell’agenda politica. Per questo, la decisione del Governo socialista di accogliere la nave di soccorso Aquarius con a bordo 630 rifugiati è stata molto applaudita.
Lo stesso possiamo dire dell’ampio consenso sulla parità dei diritti della comunità LGBT o sulle rivendicazioni femministe dello scorso 8 marzo.
Oggi, solo la questione del modello territoriale, aggravata dal 2012 con il procés separatista, ci pone in uno scenario di guerra ispano-spagnola. Una frattura che dal versante del costituzionalismo è possibile affrontare solo lasciando da parte le lotte di partito e armandosi di molta pazienza. È fondamentale in questo momento non fare nessuna concessione al desiderio dei nazionalisti di confondere la parte con il tutto. Perché non c’è un conflitto con la Catalogna né bisogna dialogare con la Catalogna, come a volte dicono i buonisti. Il conflitto è tra catalani, la frattura è interna alla società catalana e, pertanto, la soluzione può solo partire dal dialogo tra catalani in Catalogna e tra il Governo spagnolo con i catalani tutti. Se accettiamo questo, il resto verrà da sé.