Foto: Cathal Mac an Bheatha | Unsplash
Originale: «Mi padre colonizador». Antonio López Fernández. El País
11 giugno 2018
Ho letto attonito le opinioni della consellera della Cultura della Generalitat. Sostiene che il castigliano in Catalogna sia una lingua di imposizione, frutto del franchismo che si è servito dell’immigrazione per colonizzare la Catalogna con il castigliano. Queste frasi mi hanno ricordato quando, nel 1953, mio padre decise nel suo paesino di Murcia di diventare colono. Naturalmente questa decisione era stata favorita dal franchismo, e non da necessità e miseria. Arrivò alla stazione di Barcellona. All’unisono, decine di andalusi scesero dal treno guardando a bocca aperta la grande struttura della stazione e alla goffa ricerca dell’uscita. Gli agenti segreti provvidero subito ad arrestarli, , mandandoli al castello del Montjuic. Ricordo come negli anni ottanta mio padre raccontava questa storia a un ragazzo marocchino. Mio padre ha continuato a colonizzare nei decenni successivi. Fece parte di un partito clandestino di sinistra, contribuì a fondare il sindacato CC OO della Catalogna e alla creazione dell’Assemblea de Catalunya. Un suo collega, Eusebio Barrios, colonizzatore di Zamora, fu arrestato e torturato per aver diffuso propaganda dell’Assemblea. Eusebio, mio padre e altri colonizzatori non passeranno mai alla storia ufficiale e parallela che stanno formulando, pensavano che bisognasse difendere la terra che ti permette di vivere con dignità, questa terra è stata la Catalogna, e per lei hanno lottato. In questo mondo della post-verità questa lotta la definiscono colonizzazione.