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Originale: «Hacer frente a lo aborrecible». Soledad Gallego-Díaz. El País.
20 maggio 2018
Prima o poi, i discorsi suprematisti dell’Europa e dell’America finiranno per unirsi
Mettere in pericolo le regole di una democrazia, renderle più sfumate ogni giorno, è un gioco rischioso che sembra essere praticato con entusiasmo in troppi posti nell’Unione Europea. La propaganda politica consistente nel controllo degli atteggiamenti collettivi attraverso la manipolazione di simboli (pochi così potenti come la nazione) occupa progressivamente lo spazio del dibattito politico, cercando di normalizzare messaggi e idee che fino a poco tempo fa erano state considerati impropri per una democrazia. Ad esempio, la teoria secondo cui certi gruppi sono superiori ad altri in ragione del loro luogo di nascita, lingua, cultura o razza riappare in modo più o meno nascosto, sfruttando la crescente passione per la nazione. La storia mostra, di volta in volta, che l’indifferenza dispregiativa di fronte al suprematismo è il peggiore atteggiamento possibile. Dire pubblicamente che «Barcellona non può avere un sindaco spagnolo; è così semplice «(riferendosi ad Ada Colau) non dovrebbe essere accolto dai rappresentanti delle forze politiche democratiche (indipendentiste o meno) con una scrollata di spalle, ma con la ferma determinazione di affrontare questo ragionamento abominevole.
Ecco perché è così deplorevole che si pretenda “normalizzare” o togliere importanza agli scritti del nuovo presidente della Generalitat, Joaquim Torra, come se fossero testi minori, che meritano solo un leggero rimprovero. Quim Torra non è un adolescente arrabbiato, ha 55 anni e ha una vasta produzione letteraria. Il problema è che Torra pensa esattamente ciò che ha scritto e che, nonostante, è stato eletto presidente di un’istituzione democratica, sostenuto da gruppi politici che hanno credenziali impeccabili, ma che preferiscono guardare dall’altra parte. Ciò che è grave per la Spagna, ma soprattutto per la Catalogna, è che questo sia potuto accadere e che gli indipendentisti non abbiano reagito dal primo momento: così, no. Che dolore che non ci siano state più voci politiche di primo ordine tra il nazionalismo catalano per respingere la candidatura di Torra. Prima o poi, i discorsi suprematisti che si diffondono in Europa e in America finiranno per unirsi: per Trump, i salvadoregni sono degli animali; per Torra, gli spagnoli, delle iene; per Orbán, non tutti gli ungheresi sono «genuini»; per Kaczynski, i non-polacchi portano parassiti nel paese …
Quindi, mentre aspettiamo che gli stessi nazionalisti catalani inizino a reagire con collera contro questi messaggi, bisognerà ricordare gli elementi razionali del conflitto politico in Catalogna. Primo: gli indipendentisti non hanno una maggioranza sociale e non l’hanno mai avuta, e questo fatto è all’origine del conflitto. Stupisce la capacità dei suoi dirigenti di nascondere questa realtà e la scarsa importanza data a questo in altri settori, come se la democrazia non richiedesse conteggiare i voti e determinare le maggioranze sociali (e, naturalmente, tenere conto delle minoranze). Secondo, anche se non dovrebbe essere così per forza, in realtà l’attuale progetto indipendentista fa saltare la Costituzione e causa la distruzione del sistema democratico spagnolo, e questo dovrebbe essere un elemento essenziale nell’analisi che l’Europa deve fare del conflitto. Terzo, la strategia di Mariano Rajoy, delegando nella giustizia, ha fallito ed è molto urgente recuperare l’iniziativa politica e ristabilire il dialogo tra i catalani e persino promuovere il linguaggio dei gesti. Il Senato non può votare rapidamente per spostare la sua sede in Catalogna? In una situazione di due correnti politiche «nazionali» contrapposte, l’esperienza mostra che i più irrazionali di solito si impongono. «È facile», ha detto un leader tedesco nella seconda guerra mondiale, «tutto quello che devi fare è dire loro che sono attaccati e che il loro paese è in pericolo. Funziona allo stesso modo dappertutto. » Bisogna evitarlo.