Foto: Guilherme Stecanella | Unsplash
Originale: “El golpe que quiso ser”. Jose I. Torreblanca. El País
12 apr. 2018
Il 6-7 settembre dell’anno scorso, il parlamento catalano ha approvato una legge di referendum che pochi, dentro e fuori la Spagna, hanno letto. Nel suo articolo 1 è stato chiarito che «regola lo svolgimento del referendum di autodeterminazione vincolante sull’indipendenza della Catalogna». Non si trattava, come molti volevano far credere (ricordiamoci le dichiarazioni di Pablo Iglesias o Ada Colau), di una consultazione o di una mobilitazione popolare con pretese festive e simboliche, ma di una legge per cui il parlamento si è costituito come soggetto politico sovrano, si è autoconcesso il diritto all’autodeterminazione e ha organizzato un referendum di indipendenza.
Un referendum che, ai sensi dell’articolo 4.4, porterebbe automaticamente all’indipendenza nelle successive 48 ore senza tenere conto del numero di persone che partecipassero effettivamente («se nel conteggio dei voti validamente espressi ci sono più voti affermativi di quelli negativi, il risultato implica l’indipendenza della Catalogna«). Chiaramente, il referendum è stato progettato in modo tale che potesse emergere solo un risultato favorevole all’indipendenza.
Quella legge non ha nascosto la sua natura. L’articolo 2.2 prevedeva stabilire «un regime giuridico eccezionale, diretto a regolare e garantire il referendum di autodeterminazione della Catalogna«. Inoltre, per schermarla da ogni modifica è stato stipulato che «prevale gerarchicamente su tutte le regole che potrebbero essere in conflitto con essa, in quanto regola l’esercizio di un diritto fondamentale e inalienabile del popolo della Catalogna«.
Sorprendentemente, i giudici tedeschi hanno trascurato una legge che, affermando la sua eccezionalità, inderogabilità e supremazia, si inserisce perfettamente nel catalogo storico dei colpi di stato che sono stati effettuati quando i parlamenti hanno approvato delle norme eccezionali che conferiscono poteri straordinari al potere esecutivo. La sua Repubblica di Weimar, tra l’altro, perì da un colpo di stato parlamentare: la cosiddetta legge dei pieni poteri ha concesso all’allora cancelliere Adolf Hitler, che aveva vinto le elezioni, pieni poteri per approvare leggi senza passare attraverso il Reichstag. «Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione«, ha detto Carl Schmitt (1888-1985), che lo ha definito come «la sospensione della Costituzione da parte del potere sovrano«. Il colpo che non è stato voleva essere.