Originale: “Los chivos expiatorios”. Ignacio Vidal-Folch. Crónica Global
In questo film infausto che è il prusés [il processo indipendentista catalano, NdT] (da cui, alla luce delle prime conseguenze catastrofiche, con la fuga delle aziende dalla Catalogna verso Madrid, Valencia, Aragona o altrove, con il terrore degli anziani di rimanere senza pensione, con il prosciugamento delle casse delle banche, addirittura con la possibilità di scontri violenti, chi può, vuole scendere) i capri espiatori saranno i fessi della CUP. Li vedremo rincorsi a manganellate dai Mossos [la polizia ragionale catalana, NdT]. A loro –non ai loro elettori snob, non a quei sostenitori da strapazzo della gauche divine che vivono a Pedralbes e che li hanno votati perché stufi della corruzione, per dispetto, per vedere cosa succede, ma agli utili idioti, ai membri della CUP da un neurone a testa– sarà addossata la responsabilità del disastro, mentre i leader golpisti, compreso el Astuto [Artur Mas, NdT], e l’irresponsabile classe intellettualoide che ha fornito loro le argomentazioni, faranno la parte della gente di buonsenso, gente in linea con l’ordine, e i partiti golpisti si presenteranno come partiti in fondo ragionevoli, le cui basi sono state travolte dagli anti-sistema.
Fino al prossimo giovedì, le geremiadi saranno continue. Già ieri abbiamo potuto leggere editoriali e articoli zeppi di ipocrisia e filisteismo, firmati dagli intellettuali più eminenti della trama civile del colpo di stato, quelli che fino ad oggi lo hanno incoraggiato, e che ora, senatoriamente, mettono in guardia dei suoi pericoli e ricordano di aver già avvertito che non esiste un’indipendenza low cost. Hanno scoperto l’America! Grazie per aver ricordato al pubblico che non esiste indipendenza che non vada pagata con il sangue o in denaro, per averlo ricordato ora che i soldi stanno già andando via in massa e, per quanto riguarda l’altro aspetto, si vedrà. Proprio quelli che per anni hanno messo legna sul fuoco per essere sicuri che lo scontro tra treni fosse assordante, un minuto prima dello scontro stesso saltano a terra per contemplarlo con prospettiva, da lontano e prendendo appunti. Persino gli autori dell’infame «editoriale comune» di una dozzina di mezzi di comunicazione catalani, in un’unanimità che insieme all’Ordine dei Giornalisti è la manifestazione più vergognosa dello spirito gregario, sottomesso e, perché non dirlo, totalitario, del nazionalismo catalano, ora intonano «non è così, non è così, così non va bene».
Gli intellettuali più eminenti della trama civile del colpo di stato, quelli che fino ad oggi lo hanno incoraggiato, mettono in guardia ora, senatoriamente, dei suoi pericoli e ricordano di aver già avvertito che non esiste indipendenza low cost
Poteva succedere tutto questo senza i mezzi di formazione (sic) di massa privati, generosamente pagati, corrotti da parte della Generalitat e ampiamente finanziati dalle banche che adesso tagliano frettolosamente la corda? Da soli, i mezzi pubblici di agit-prop del Govern, TV3 e Cataluña Radio, discreditati fino al grottesco tranne negli ambienti rurali, non sarebbero stati in grado di portarci fin qui. Sono stati decisivi quei giornali e radio private che conformano l’immaginario della borghesia barcellonese. Che adesso sacrificano sull’altare della moderazione personaggi come Quico Sallés ma mantengono operativa la lista autentica dei golpisti, che tutti sappiamo da chi è composta: quei bocatorta [appellativo di Francesc Marc Alvaro, NdT] che, nessuno lo metta in dubbio, riusciranno a farla franca dalla distruzione, lavandosene le mani come Ponzio Pilato.
È la solita storia della borghesia catalana. È ciò che disse Pla a Carner quando il poeta pubblicò il suo bel poema che si chiude «pugui jo caure incanviat / tot fent honor, per via dreturera, / amb ulls humits i cor enamorat / a un esquinçall, en altre temps bandera«: «Questo sonetto terribile di Josep Carner andrebbe dato a tutti per far riflettere tutti. Ma forse sarebbe stato meglio non aver mai dovuto scriverlo, quel sonetto, facendo in modo che le persone che appartenevano alle classi dirigenti nel periodo precedente a questo periodo [Pla si riferisce al franchismo] prestassero un po’ più di attenzione alle persone con cui si giocavano tutto –per usare la volgarità naturale del paese–«.