In Italiano Voices From Spain

Catalogna

Originale: “Cataluña”. Jorge San Miguel. Medium

Arriviamo in Penedès a mezzogiorno. Abbiamo detto alla padrona di casa che andiamo a un matrimonio, giusto in caso. Sicuramente esageriamo. Si tratta di una masseria ristrutturata, con una torre di pietra bianca che si alza su un crinale tra vigneti. Mangiamo a Avinyonet e mio suocero si perde un paio di volte nella traduzione. Mi dicono che il riso è molto buono. Facciamo la spesa al Carrefour.

Di notte, dopo un bagno furtivo in mutande in una piscina troppo fredda, accendo un fuoco con qualche carbone e arrostiamo butifarra bianca e nera. C’è la luna piena sui vigneti. Dopo cena, esco sul terrazzo per fumare una sigaretta, una delle due o tre che mi permetto al mese. Di tanto in tanto, un paio di luci di un’auto passano dall’altra parte dei vigneti, per una strada stretta che si attacca alle colline come un nastro. Sullo sfondo, all’orizzonte, c’è una strana chiarezza, come un’alba fuori dal tempo e dall’orientamento. Mi sono promesso di tornare in altre circostanze, e subito penso: «come se dipendesse da me». Ma sì. Tornerò.

Entriamo a Barcellona sulla Diagonal, ascoltando “Qué bonito es Badalona”, che è diventata l’inno del viaggio. Immediatamente abbiamo iniziato a vedere gruppi di persone con bandiere. Bandiere. Io non ho mai agitato una, nemmeno quella del Real Madrid. Ma quel giorno sono entrato in un negozio di pakistani e ho comprato una senyera di nylon.

Dopo la manifestazione mangiamo con gli amici, quelli della Catalogna e quelli di fuori. Tutti quelli che sono dentro sono euforici. Sentono, forse per la prima volta, che la città sia pienamente loro. Attraverso di loro, anch’io intravedo la Barcellona da quattro soldi che non ho mai conosciuto, che non deve tornare, che leggevamo nei fumetti di Bruguera, sui tetti di Jan, nei romanzi di Pepe Carvalho; che abbiamo intuito nelle canzoni compresse in parte nei viaggi in macchina con la famiglia, come “La aristocracia del barrio”; e i cui rantoli abbiamo visto già da adolescenti alle storie di Makinavaja. Brindo a lei e a quella che deve venire. Abbiamo toccato il fondo e iniziamo a tornare a galla.

 

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