Josep Borrell
In Italiano Voices From Spain

Josep Borrell. Intervento alla manifestazione dell’8 ottobre a Barcellona «Recuperem El Seny»

Cittadini e cittadine della Catalogna, perché questo è quello che siete voi: cittadini di questo paese.

Vedo alcune bandiere estelada [NdT: “stellate”, bandiera indipendentista della Catalogna]. Questa è la nostra stellata (agita la bandiera dell’Unione Europea). Ha le stelle della pace, della convivenza, del diritto. È ciò che rappresenta l’Europa oggi.

Amici, amiche, colleghi, cittadini: siamo qui perché siamo stati chiamati per difendere la coesistenza, il pluralismo politico e la solidarietà. E dobbiamo farlo. Perché la coesistenza si è incrinata in questo paese. Si è rotta tra amici, tra parenti. Si è rotta in strada. Dobbiamo rifarla di nuovo. Dobbiamo difendere il pluralismo politico perché non viene riconosciuto. Quando abbiamo un presidente del Parlament [NdT: Parlamento catalano], un presidente del Parlament, che osa dire che coloro che votano per determinati partiti politici non sono catalani, è che stanno distruggendo tutti i nostri valori (…).

Signora Forcadell, Lei non ci ha mai pensato che prima di dire queste cose avrebbe dovuto dimettersi dal ruolo di presidente del Parlamento della Catalogna? Ma com’è possibile?

(Al pubblico) No, non applauditemi, che mi hanno detto che ho solo 10 minuti.

Com’è possibile che un presidente di un parlamento – io sono stato presidente del Parlamento europeo – com’è possibile che un presidente di un’istituzione che rappresenta tutti i cittadini osi dire che coloro che votano ad altri partiti politici, in modo libero e democratico, non sono catalani? Certo che lo sono! Come tutti gli altri!

E com’è possibile che abbiamo un conseller [NdT: assessore] del governo della Generalitat [NdT: Giunta regionale catalana] che afferma che coloro che non sono d’accordo con il referendum sull’indipendenza non sono cittadini ma sudditi?

Voi non siete sudditi!

E se siete qui oggi, se siete venuti così in tanti, è proprio per dire al mondo che coloro tra noi che non pensano come nazionalisti sono cittadini della Catalogna quanto loro.

(Applausi)

Amici e amiche, ho un amico che vive sulla luna e come ci vede da lontano, quando ci guarda dal suo telescopio, mi dice: Josep, in Catalogna non c’è altro che indipendentisti.

(Esclamazioni)

No, certo che no, io gli rispondo, ma naturalmente ci vede da lontano, vede solo indipendentisti e mi chiede: dove sono gli altri che dicono che non lo sono? Allora, eccovi. Amico della luna, ora sì che ci vedi!

Ma finora non siamo stati visti o ascoltati. D’ora in poi dobbiamo fare in modo che la voce di tutti i catalani venga ascoltata ugualmente. E per questo occorre un controllo democratico dei mezzi di comunicazione pubblici (applausi) che sono una vergogna democratica.

(Applausi ed esclamazioni)

(Al pubblico)

Beh, sembra che siete d’accordo con me, vero? (…)

È necessario che la gente si esprima con il massimo rispetto. Non vorrei esagerare ma stiamo vivendo momenti quasi drammatici nella storia di questo paese. E non bisogna lanciare appelli (…) sfoghi. Occorre chiedere buonsenso, occorre chiedere rispetto per noi e per gli altri. Bisogna stare molto attenti a ciò che facciamo nei prossimi giorni perché se si dichiara l’indipendenza unilateralmente, questo paese andrà in rovina, signor Puigdemont. Non lo rovini tutto. Non lo lasci rovinare.

(Esclamazioni)

(Al pubblico)

No, no, no. Non gridate come le folle del circo romano. Andranno in prigione coloro che dicono i giudici.

Vi prego, vi chiedo di intensificare il rispetto, di ricostruire l’affetto, di volerci bene. Ogni volta che discuto con i miei amici indipendentisti e spiego loro quante storie false ci sono nei loro calcoli, ogni volta che spiego le bugie che hanno detto loro per aumentare il loro sentimento di disprezzo della gente, alla fine, quando vedono che non hanno più ragioni o argomenti, mi dicono: non ci vogliono bene. Sì, sì vi vogliamo bene. Vi chiedo un favore a tutti, a quelli che siete venuti anche al di fuori dalla Catalogna: nel momento di tornare a casa in tutta la Spagna, fate una cosa: andare a comprare una bottiglia di cava catalano.

(Applausi)

Andate a comprare una bottiglia di cava catalano perché le vendite del cava catalano sono calate del 15% e ciò significa che in Catalogna ci sono più disoccupati. Nessun  boicottaggio, nessuna offesa. Dobbiamo lavorare insieme per recuperare il buonsenso che è evaporato.

E ora mi rivolgo agli imprenditori della Catalogna. Ora mi rivolgo a tutti coloro che ora prendono in fretta la decisione di lasciare la Catalogna: non potevate averlo detto prima? Tutte le cose che avete detto in privato, perché non le avete dette in pubblico? Quando due anni fa ho detto, quando ho pubblicato il mio primo libro, che se si dichiarava l’indipendenza sarebbe successo quello che sta succedendo, che le aziende se ne andrebbero e le banche i primi. E il signor Junqueras e il signor Mas, che erano grandi profeti, dicevano che nessuno se ne andrebbe.

Nessuno, signor Mas?

Tutti quelli che ora partono dovrebbero averlo detto prima. Che se succedeva quello che sta succedendo, avrebbero fatto quello che stanno facendo. Perché se l’avessero detto, se l’avessero detto, forse ora non starebbe succedendo.

Siamo tutti un po’ colpevoli di non aver parlato. Ora è il momento per quelli di noi che si sentono di questa terra di chiedere serenità, buonsenso, coesistenza, solidarietà, pluralismo politico.

Questi sono gli emblemi della stellata europea e per questo dobbiamo lavorare, amici e amiche.

(Applausi)

Questo non lo ripariamo prendendo decisioni unilaterali. Questo non è un problema di ordine pubblico, o non solo. Questo non è un problema che può essere risolto dicendo che noi lo facciamo meglio e che l’Europa ci accoglierà a braccia aperte. Signor Junqueras, smetta di ingannare i catalani. Smetta di dire le cose in maniera diversa da come stanno. Lei crede alle sue bugie, ma se veramente fa quello che dice di fare, le dico che in Catalogna, in Spagna e in Europa pagheremo un prezzo molto alto. Perché quello che lei difende è l’opposto dell’ideologia europea.

L’ideologia europea è il rispetto della legge e della solidarietà. Lei rompe una e non vuole adempiere l’altra.

Ma lei pensa che con quel biglietto da visita la riceveranno a braccia aperte? No. Le diranno di tornare un’altro giorno e nel frattempo soffriremo tutti. Perché io vedo che ci sono persone che soffrono. Lo vedo in strada, in treno, nei ristoranti. Persone oneste che hanno paura, paura di ciò che può succedere. Non sanno cosa accadrà alla loro pensione. Non sanno se dovranno lasciare questo Paese. Ci chiedono di fare qualcosa, per favore. Sì, i politici devono fare qualcosa e di fretta perché siamo al limite di ciò che può finire per essere uno scontro civico. E noi dobbiamo contribuire a metter fine a questa situazione.

Voglio finire, ho molte cose da dire, ma non abbiamo tempo. Voglio solo dire due cose:

La prima: quando il presidente Kennedy mandò la Guardia Nazionale a porre fine (… costringere gli Stati meridionali a rispettare le leggi razziali) disse che nessun uomo indipendentemente da quanto sia potente o nessuna folla indipendentemente da quanto grida è al di sopra della legge. Poiché (inizia a parlare in spagnolo) il giorno in cui siano al di sopra della legge, i giudici non potranno fare il loro lavoro, nessuno sarà al sicuro dall’arbitrarietà del governo e nessuno sarà al sicuro da ciò che il suo vicino possa fare.

(Applausi)

(In catalano) E noi vogliamo essere al  sicuro di ciò che il vicino possa fare a noi. Qui sono accadute cose che non dovrebbero essere accadute. Abbiamo visto immagini che non ci piacciono. Ci stiamo facendo del male l’un l’altro. Basta così, recuperiamo il buonsenso e pensiamo che il mondo in cui viviamo, nel ventunesimo secolo, abbiamo il diritto di viverlo in pace. Abbiamo il diritto alla tranquillità. Dobbiamo godere di questa terra meravigliosa, del progresso di questa Spagna democratica di cui possiamo sentirci molto orgogliosi.

(Applausi)

Ci sono problemi, naturalmente ci sono problemi. Quale paese non ha problemi?

(In inglese) Ma credetemi, pensate che la Catalogna sia come la Lituania, il Kosovo? No.

(In francese) Credete che la Catalogna sia come l’Algeria per la Francia? No, la Catalogna non è una colonia.

(In spagnolo) La Catalogna non è uno stato occupato militarmente come era la Lituania dall’esercito sovietico.

(In inglese) La Catalogna non è uno stato come il Kosovo, dove c’era violenza e violazioni dei diritti umani.

(In catalano) Ed è per questo che la Catalogna deve continuare a lavorare dal rispetto alla legge e non può credere a coloro che dicono che il diritto internazionale è al loro fianco perché non è vero. Non è al suo fianco! Ed è venuto qui a Barcellona lo stesso Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, per dirlo.

Amici: non più confini. Questa bandiera rappresenta la soppressione dei confini. Cosa sono i confini? I confini sono le cicatrici che la storia ha lasciato sulla pelle della terra.

(In spagnolo) I confini sono le cicatrici che la storia ha lasciato incise sulla pelle della terra. Incise col ferro e col fuoco. Non alziamone ulteriori perché troppo dolore abbiamo dovuto sopportare per costruirle.

Grazie.

(Applausi)

Vídeo della rtve.

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