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Originale: «Cortocircuitos independentistas». The Objective. Ricardo Dudda.
18 maggio 2018
Esistono diversi modi per ripulire la xenofobia di Quim Torra, il nuovo presidente della Generalitat della Catalogna. C’è il classico “e tu di più”, da cortile scolastico. E la xenofobia degli altri? La cosa difficile è trovare esempi altrettanto ripugnanti, ovvio, e da parte di politici contemporanei che abbiano responsabilità e potere come Torra. Il “e tu di più” ha avuto un buon riscontro nell’hashtag #microespañolismos su Twitter. Troviamo commenti di persone offese per piccolezze, casi di chiarissimo invent, storie completamente inventate, vittimismo e virtue signalling. Abbiamo il caso della ragazza che ha denunciato con l’hashtag il fatto che uno spagnolo avrebbe confuso il catalano con l’ebraico. Ci sono anche testimonianze di catalani e galiziani che si lamentano per l’incomprensione dei loro interlocutori: ho detto questo in catalano e non mi hanno capito. Cercano di essere incompresi, per essere così delle vittime.
Vi è poi la classica argomentazione processista della “strategia”. Non si commenta la xenofobia di Torra, ma l’errore nella comunicazione o nella propaganda politica. Ma dai, come hai potuto dire queste cose in pubblico? Non serve alla causa. Si tratta di un argomento comune degli indipendentisti, ma anche degli intellettuali raffinati del catalanismo, che non condividono la rottura o l’unilateralismo del procés ma sì la sua condiscendenza e supremazia nei confronti degli spagnoli.
C’è anche il cortocircuito della CUP, o di quello di sinistra troppo assorto contro il fascismo simbolico e il razzismo istituzionale che non è in grado di vedere il razzismo esplicito, in numerosi articoli; non è in grado di vedere che non si tratta di uno scivolone o di qualche tweet ma di un modo sistematico di pensare portato avanti da decenni. La CUP si è astenuta nella votazione per l’insediamento di Torra perché aspira ad un bene superiore, che è la Repubblica. Sulla strada, lascia i valori che renderebbero questa repubblica minimamente abitabile e democratica.
C’è anche quello che è convinto che la xenofobia di Torra non sia xenofobia, ma che in realtà il suo odio contro le “bestie” che odiano il catalano è giustificato perché risponde a una xenofobia ancora peggiore, quella anti-catalana.
E ancora abbiamo quelli che pensano che questo non sia razzismo perché il vero razzismo è contro i neri. Ecco perché si sorprendono che l’associazione SOS Racisme abbia denunciato Torra. Il razzismo, pensano, non può essere esercitato da un uomo bianco contro un altro uomo bianco. Dimenticano che Torra paragona gli spagnoli e gli spagnoli meridionali in particolare agli arabi. Ma anche se fosse contro il suo vicino paradigmaticamente caucasico, potrebbe essere razzismo: i nazisti non hanno avuto bisogno di trovare molte differenze visibili negli ebrei per denigrarli e ridurli a bestie subumane.
Ma forse il più interessante è il seguente, che riproduco. É un esempio di come sia penetrato il vittimismo criminale del procés. È munito di corazza, e applica la strategia di accusare l’avversario di ciò che si fa: “la supremazia spagnola ha accusato di supremazismo i separatisti come i bianchi accusano i neri di razzismo, gli etero accusano i gay di opprimerli e gli uomini accusano le donne di nazi-femminismo. Lo fanno per criminalizzarli e conservare la loro supremazia”. Invertiti in questo modo i ruoli, l’immigrato di classe bassa delle periferie, siccome è spagnolo, è l’oppressore. Il razzista con i soldi che non ha visto un povero in vita sua è la vittima.