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Originale: «¿Causa general? Otra majadería». Xavier Vidal-Folch. El País.
La maggior parte dei cittadini indipendentisti vivono senza alcun timore giuridico o persecuzione fiscale.
L’ultima novità coniata dai propagandisti indipendentisti sostiene che lo Stato stia istruendo una “Causa generale” al secessionismo, al nazionalismo catalano, contro la Catalogna.
È una sciocchezza… anche se auspicata da qualche neocentralista.
Lo è perché la maggior parte dei cittadini indipendentisti vive senza alcun timore giuridico. Non è stato aperto alcun procedimento giudiziario né contro Carod-Rovira, Elsa Artadi, Pere Aragonés, Joan Tardà o Neus Munté, né contro tante decine di migliaia di cittadini sostenitori della secessione. Solo contro chi è eventualmente incorso in reato. Non esiste quindi una causa generale, ma solo cause singole.
Inoltre, affinché possa esistere una causa generale, è necessario l’intervento di un’unità di proposito e istruzione, e di coordinamento tra le diverse istituzioni dello Stato.
Per fortuna, questa unità non c’è, anche se molti lamentano l’immagine di dispersione di enti che dovrebbero avere lo stesso fine, ma che agiscono dalla loro specifica funzione, visione e responsabilità.
E dunque il giudice Pablo Llarena (del Tribunale Supremo) ha contestato le misure cautelari estreme del giudice Carmen Lamela (dell’Audiencia Nacional) e il suo mandato europeo di arresto contro i fuggitivi. Quest’ultima non ha riscontrato violenza nelle azioni del major Josep Lluís Trapero (e lo ha processato per sedizione), violenza che il suo superiore ha riscontrato negli ex membri del governo della Generalitat (e li ha processati per ribellione).
Il Ministro delle Finanza, Cristóbal Montoro, non trova pagamenti irregolari a carico del bilancio da parte del Governo catalano, contro il criterio della Guardia Civil e i sospetti di malversazione formulati dal giudice. I Pm hanno richiesto una miriade di custodie cautelari, che in alcuni casi i giudici hanno negato. E hanno accusato di terrorismo i responsabili dei Comitati di Difesa della Repubblica, cosa che la magistratura ha scartato.
Per finire con il Tribunale Economico Amministrativo Centrale —parte della struttura delle Finanze— che ha accordato alla società da cui dipende l’emittente TV-3 la possibilità di detrarsi 59,7 milioni di IVA, contro il criterio del ministro!
Non esiste dunque nessuna causa generale dello Stato contro la Catalogna, ma svariati approcci delle varie parti coinvolte nella difesa della legalità. Com’è giusto che sia.
Questa stupida supposizione di una nuova “Causa generale” punta a rivisitare quella istituita dalla dittatura di Franco nel 1940 (decreto del 26 aprile) contro i “fatti criminali commessi su tutto il territorio nazionale durante la dominazione rossa”, dopo la cospirazione giudaico-massonica-rosso-separatista.
È stata un’operazione doppia: raccogliere informazioni per avviare processi (“inquisitivi”, dicevano) e di propaganda. Una persecuzione universale di coloro coinvolti “contro le persone o contro i beni e contro la Religione, la Cultura, l’Arte e il Patrimonio nazionali”. Sotto una “unità di criterio”, una “costante valutazione dei fatti”. E sottoposta a una disciplina ostile alla separazione dei poteri: diretta dal “Ministerio Fiscal… per l’unità, disciplina e dipendenza rigorosa alla base della sua organizzazione”. Tutte le autorità “sia civili [giudici] sia militari” si sottoponevano al giudice, e questi al governo del dittatore.
La Causa generale contro i rossi è durata tre decenni, fino al 1969. Il maldestro tentativo di amalgamare i processi giudiziari attuali con quelli passati mira ad associare la democrazia di oggi con il franchismo e a sostenere un vittimismo inventato. È privo di ragione storica e politica.